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D’altronde era previsto nell’accordo con l’uomo nero, il diavolo.
Per diventare i più grandi nella storia della musica gli avevamo venduto l’anima.
E pure il corpo. Prima del compimento del ventottesimo anno di età.
Ehi, non fate quella faccia, dai, sto scherzando
Trattative che sfociarono nella resa firmata a Caserta il 29 aprile 1945. Il Generale Karl Wolff, un fedelissimo di Hitler, aveva ormai capito che poteva aver salva la vita solo in un modo. Per quella resa ottenne un trattamento di favore al Processo di Norimberga
Alla People Fest Verona Alfonso Cuccurullo leggerà "Non esistono piccole storie".
Con lui Serena D'Angelo. @sfocature
@peoplepubit @civati @stefanocatone
Ero nato il 21 febbraio 1876.
A quei tempi la vita non era molto pulita. Per niente sterile. Vivevano in case sporche a contatto con animali.
Cani, procioni, pipistrelli e topi.
Animali che potevano trasmettere una delle peggiori malattie del XIX secolo: la rabbia.
Con una donna? Mai, dissero.
Diciamo che anch’io ci misi del mio.
Quando correvo al posto della targa posteriore mettevo un cartello con la scritta "sayonara", in giapponese "arrivederci", a dopo il traguardo.
Per prenderli in giro. Ero un peperino, vero?
Scusate, ma mi viene da ridere.
La mia benzina era a posto. La loro irregolare. Quindi squalificati. Una bella beffa. Fu così che smisero di fare reclami.
Ma senza arrendersi.
Quando vinsi ala Coppa d'Oro ACI del 1960 il secondo e il terzo non salirono sul podio con me.
Non parlavo bene l’inglese, mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Ma quello che accadde dopo ormai lo conoscete. Prima alla Lower Merion High School, con record di punti, poi direttamente ai professionisti nei Los Angeles Lakers senza passare dall’Università
Prima o poi doveva arrivare questo giorno. E’ stato un percorso lungo, ma ho preso la mia decisione. E mentre aspetto che mi chiamino, seduto nello spogliatoio, la mente corre a quando tutto è iniziato. A quel “soldo di cacio” che crebbe mangiando gnocchi, lasagne e salsicce”.
Ho saputo che nei giorni scorsi qualcuno ha scritto “Juden hier” sulla porta del figlio di Lidia Beccaria. A Lidia, che non era neppure ebrea e che fu imprigionata a Ravensbrück per motivi politici.
Già, Ravensbrück. Ci sono stata anch’io in quel lager.
E per gli stessi motivi.
Grazie a @ElevenItaly per avermi ricordato Edoardo Scavini, un antenato della famiglia del marito, nel centenario dell’impresa Roma-Tokio.
Edoardo Scavini portava sul "casco" di volo la scritta "Vincasi", anagramma del suo cognome.